Il numero che state sfogliando esce a ridosso del sesto con­vegno nazionale di AssoCounseling. Sei anni di strada che hanno portato il counseling in Italia a confrontarsi sempre di più e sem­pre più concretamente con la complessità che lo connota, con gli stimoli e le richieste dell’ambiente e del contesto, con le riflessio­ni e la costruzione di prospettive ma, soprattutto, con il cliente nei vari ambiti di intervento. Il counseling, per prendere le parole dal primo dei contributi qui presentati, passa sempre di più da un “io distante da un tu” a un “noi”, dove il noi rappresenta la comu­nità scientifica e professionale di chi pratica questo specifico tipo di relazione di aiuto, ma anche i soggetti presenti nel vasto pa­norama della condivisione di conoscenze, saperi e approcci che ruotano intorno all’essere umano e alle vicissitudini che incontra nel suo vivere.

È questo “noi” che ci impone sempre di più un lessico comu­ne ma specifico che sappia al contempo tradurre le specificità e consentire la condivisione e l’interscambio di saperi e conoscen­ze. L’integrazione che risuona in diversi tra i contributi presenti, tra cui quelli di Semprini-Savini, di Signorini e di Piardi, si declina in questo senso come tale solo nel momento in cui si rende florida apertura di pensieri che condividono una grammatica del sapere, una base epistemologica sulla quale fiorire e consolidarsi.

Il lessico, la grammatica, la sintassi del counseling sono fatti di rigore e di rispetto per il faticoso procedere della conoscenza nella prassi, che alla prassi attinge e restituisce in una circolari­tà virtuosa i propri frutti. Queste basi comuni, non di approcci o di opinioni, ma di grammatica, umiltà e rigore, sono l’humus sul quale si sviluppa il confronto con i saperi “altri” che ruotano intorno all’uomo e che restano validi nella misura in cui, calando­si nella prassi, si impegnano a raccogliere evidenze condivisibili che li aiutino a crescere e a non cedere alle tentazioni dell’apo­ditticità, sapendo bene che proprio le evidenze, proprio le prassi strutturate capaci di auto-osservarsi con metodo e umiltà, così frustranti per il pensiero che cede all’autoreferenzialità, sono la linfa di vitalità e apertura, di solidità e validità scientifica.

Buona lettura

Edoardo Bracaglia
Editor

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