Se chiediamo alla gente chi (che cosa) è un counselor, oppure qual è il suo ruolo professionale, molto spesso non lo sa. Questo significa che occorre far conoscere la nostra identità professionale, far entrare il termine counseling nel linguaggio comune. Operiamo all’interno delle “professioni di aiuto”, siamo “professionisti dell’ascolto” ma l’universo del counseling è molto complesso. Comprende operatori che hanno percorsi formativi, esperienze e ambiti d’azione estremamente eterogenei.

Però siamo tutti counselor. E quindi è opportuno, almeno fra noi, definire meglio la nostra identità, conoscere e approfondire la nostra professionalità, per poterla poi comunicare all’esterno. Ma a questo punto sorge una domanda. Abbiamo un’associazione di categoria, AssoCounseling appunto. Abbiamo un sito web ricchissimo di ogni tipo di informazione. Organizziamo anche eventi in cui incontrarci e confrontarci. Perché quindi dotarci di un altro strumento come una pubblicazione? La risposta l’ho già fornita: dobbiamo far conoscere la nostra identità professionale.

E in questo preciso momento storico limitarsi a “fare informazione” è riduttivo. Non basta. Dobbiamo “fare cultura”.

Per comprendere in modo ancora più incisivo che, pur nella nostra eterogeneità, siamo parte di uno stesso mondo, di cui dobbiamo conoscere meglio le geografie, le evoluzioni, i confini. Un mondo dove convivono tante etnie culturali ma la cui struttura genetica è la stessa.

Ed è da questa che, con la Rivista Italiana di Counseling, vogliamo partire. Per analizzarla, studiarla e conoscerne il codice. Da cui derivare, finalmente, l’anatomia più profonda della nostra professione, nutrire la nostra crescita e consolidare la nostra
identità.

Così facendo non solo potremo spiegare che non siamo avvocati, non siamo terapeuti e non siamo moltissime altre cose. Sarà un sollievo poter semplicemente dire “siamo counselor”. Sicuri di essere capiti.

Lucia Fani
Presidente AssoCounseling

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